Tutto è pronto al Montanari, il liceo cittadino
delle scienze umane, per dare avvio a uno dei progetti di sperimentazione
sui quali la scuola pubblica di oggi crede di più. La scommessa da
vincere, per l'istruzione, in questi primi anni del Duemila, riguarda il
rapporto con il mondo del lavoro, in altre parole l'inserimento dei
diplomati nelle professioni. E ciò che le autorità della scuola si
propongono è di far entrare gli studenti nel mondo del lavoro, mentre sono
ancora sui banchi.
Ma non si tratta, ha recentemente ribadito il ministro dell'Istruzione,
Letizia Moratti, «nè di apprendistato nè di tirocinio. È un nuovo modo di
acquisire competenze attraverso stage sotto la responsabilità degli
insegnanti consentendo ai giovani di testare le loro vocazioni e le loro
attitudini».
L’obiettivo, ha detto il ministro Moratti, è
arrivare più consapevoli e più preparati a compiere l’importante scelta.
Questo progetto è denominato «Alternanza scuola-lavoro» e le sue regole
sono state stabilite in una legge del 28 marzo scorso, la numero 53. Ma
cosa significherà questa iniziativa per il Montanari, quanti alunni
coinvolgerà, che cosa faranno? Lo abbiamo chiesto al dirigente scolastico,
il professor Calogero Carità: «Innanzitutto, il progetto Alternanza
scuola-lavoro si propone di sperimentare percorsi formativi innovativi che
portano, durante il ciclo degli studi superiori, a svolgere dei momenti di
scuola in ambienti professionali», chiarisce il preside. «È riservato a
tutti gli studenti a partire da 15 anni che potranno acquisire competenze
con periodi di alternanza scuola-lavoro, ma sempre, però, sotto il
controllo degli insegnanti».
Aggiunge Carità: «L’alternanza scuola-lavoro si propone modalità
flessibili per collegare la formazione in aula con l’esperienza pratica.
Si vuole in questo modo anche arricchire la formazioni acquisita a scuola
con competenze spendibili nel mercato del lavoro, oltre a favorire
l’orientamento dei giovani per valorizzare le vocazioni personali e gli
interessi, senza dimenticare due altre finalità più generali: realizzare
un organico collegamento fra la scuola e il mondo del lavoro e correlare
l’offerta formativa allo sviluppo del territorio».
Si parte in gennaio
Al liceo delle scienze umane Carlo Montanari tutta la fase di preparazione
del progetto è già stata ultimata: la classe coinvolta sarà la terza C del
liceo delle scienze sociali con 22 alunne, che avranno come referente del
progetto la professoressa Lorella Vernier e come tutor didattico la
professoressa Emanuela Pasquotto. Aggiunge il dirigente scolastico: «La
fase preparatoria è stata piuttosto complessa, in quanto innanzitutto
abbiamo richiesto l’adesione alle studentesse ed alle loro famiglie,
abbiamo cercato enti ed aziende del cosiddetto terzo settore e dei servizi
alla persona in cui inserire le alunne, mentre nel frattempo alcuni nostri
docenti hanno seguito corsi di formazione e convegni. Nulla è stato
lasciato al caso, visto che l’iniziativa è molto importante».
In gennaio, verrà avviato il programma vero e proprio, che sarà suddiviso
tra la fase d’aula, a scuola, e l’esperienza nel mondo del lavoro. La fase
d’aula, che si svolgerà dal 7 al 10 gennaio prossimo, prevedrà un modulo
di orientamento dedicato a tematiche trasversali relative alla cultura
d’impresa ed un modulo professionalizzante nel quale verranno date
indicazioni tecniche per vivere l’esperienza in modo sereno. Poi dal 12 al
30 gennaio, finalmente verrà svolta l’esperienza pratica, che si baserà su
un progetto formativo discusso e convenuto tra scuola e l’ente in cui
l’alunna viene inserita. Insomma, in queste tre settimane non suonerà la
campanella, ma ci sarà un orario di lavoro da rispettare. Durante
l’esperienza le alunne registreranno su un «diario di bordo» osservazioni,
riflessioni e considerazioni. Il tutor aziendale compilerà un foglio delle
presenze in cui verranno conteggiate le ore, mentre il tutor scolastico
seguirà con visite le alunne. Infine, in febbraio avranno luogo la
verifica, la valutazione e la sintesi dell’esperienza.
Dove andranno a fare «alternanza» le studentesse del Montanari? Risponde
Carità: «Molti gli enti che hanno dato la loro disponibilità e questo è
già un buon inizio. In particolare, alcune alunne andranno all’Ospedale
civile maggiore di Borgo Trento: qui le studentesse verranno inserite in
vari reparti e seguiranno in particolare l’aspetto infermieristico».
Con i minori e gli anziani
«Altre alunne», prosegue, «andranno presso la Casa famiglia per minori il
Nido, dove sono accolti i minori fino a 13 anni, allontanati dalla
famiglia; altre ancora presso la casa di riposo per anziani Villa Lieta:
qui le studentesse seguiranno un programma di recupero e sostegno per
persone anziane, in particolare di fisiatria. Ci sono poi il Centro medico
Don Calabria, che accoglie ragazzi portatori di handicap, nel quale le
studentesse seguiranno in particolare i programmi individualizzati di
fisioterapia e logopedia; l’istituto professionale Gresner, dove una
alunna verrà inserita nei laboratori che propongono attività per giovani
portatori di handicap; i Centri di salute mentale di Borgo Roma e di
piazza Cittadella, dove le nostre studentesse saranno vicine agli
operatori per la terapia ed il sostegno alle persone con problemi
psichiatrici; il Centro cure, diagnosi ricerca per l’autismo, dove le
alunne conosceranno i vari momenti delle attività del centro; l’asilo nido
comunale Pollicino del Comune, dove le alunne potranno seguire l’attività,
in particolare in relazione all’inserimento molto alto di bambini
extracomunitari. Infine, altre ragazze andranno presso il Cestim,
l’associazione di ricerca e documentazione sull’immigrazione, che offre
assistenza in relazione all’inserimento scolastico ed alla ricerca della
casa, oltre a vari studi legali».
Un’offerta complessiva decisamente varia, che abbraccia i vari ambiti di
professionalità su cui queste studentesse che stanno seguendo l’indirizzo
delle scienze sociali del liceo Montanari intendono avviarsi. Cosa si
aspettano al Montanari da questo progetto? Ci risponde Carità: «Il
consiglio di classe si è proposto alcuni obiettivi: innanzitutto quelli di
favorire il confronto tra il mondo della scuola e del lavoro e di
promuovere l’interazione tra momento formativo e momento applicativo,
oltre a stimolare la riflessione sul percorso formativo e ad agevolare le
scelte future delle alunne, attraverso la conoscenza diretta degli
ambienti lavorativi. Questo andremo a verificare alla fine del progetto,
attraverso l’esperienza diretta delle nostre alunne. Ma c’è da scommettere
che sarà un’esperienza significativa». (e.cerp.)