All’istituto Carlo Montanari, due ospiti africani hanno spiegato come si sopravvive e si lavora nella loro povera terra I miti dei «dogon» incantano gli studenti La prossima lezione di antropologia e cultura dal vivo sarà con un etnologo Cronaca pag. 17 da "L'Arena" del 02/11/2003
Un incontro ravvicinato con altre culture che ha
affascinato gli studenti delle classi terza, quarta e quinta E, quello
organizzato dal liceo delle scienze sociali "Carlo Montanari" nell’ambito
del progetto "Intercultura". Per un’intera mattinata alunni e docenti
hanno ascoltato i racconti dalla voce dei due ospiti: Apam e Ouagoussérou,
sulla vita, l’organizzazione sociale, il lavoro, la religione, i riti del
popolo dei dogon. Nella tradizione e nella cultura di questo popolo, tra i
più poveri della Terra, hanno potuto scoprire una ricchezza culturale e
spirituale insospettabili. Nella falesia dogon il mito è presente in ogni
gesto del quotidiano, nel linguaggio, nel sociale, nel rapporto tra uomo e
donna, nella nascita, nella morte, nel rispetto per gli anziani,
nell’ospitalità, nella danza. Le narrazioni di Apam e Ouagoussérou hanno
creato nella sala un’atmosfera "magica", un’intesa straordinaria con gli
alunni, creando un dialogo intenso e interessante. Molte le domande dei
ragazzi e sempre ricche e articolate le risposte che venivano a
configurarsi come nuovi racconti e nuove scoperte. Dei due narratori ha
colpito in modo particolare la serenità e la pacatezza che con un
linguaggio semplice hanno saputo trasmettere una filosofia di vita dalla
straordinaria profondità spirituale. «Mentre si raccontavano», spiega una
ragazza della classe terza, «era bello vedere come descrivevano la loro
cultura in modo semplice, ma allo stesso tempo con sentimento e
partecipazione. Sul loro volto poi c’era sempre un’espressione serena,
tendente al sorriso. Tutti i loro miti, i loro racconti, i loro riti sono
affascinanti». Io non ho mai sentito il bisogno di scrivere - ha
raccontato uno dei relatori - non ho rimpianti, se avessi imparato a
leggere e scrivere probabilmente non avrei sviluppato così tanto la mia
intelligenza, so comunque che se volessi imparare a leggere e scrivere,
con un certo impegno in sei mesi ci riuscirei. «Pensiamo di dover
insegnare qualcosa», spiega Eleonora Negrini, l’insegnante che ha curato
ed organizzato questo incontro, «ma invece siamo noi che abbiamo
tantissimo da imparare. Credo sia importante dare agli studenti,
soprattutto quelli che hanno scelto questo indirizzo di studi e che
studiano antropologia sui libri di testo, l’occasione per incontri diretti
con le cosiddette "culture altre" per rendere possibile un’interazione che
renda gli studenti non ascoltatori passivi di storie e racconti, ma
soggetti attivi dell’incontro tra culture».
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