Parte pure il commissario Nicoli, che
è stato in Libano e in Kosovo
La Croce Rossa veronese invia tre
volontari a Baghdad
Lavoreranno
nell’ospedale che è stato di Saddam Hussein
Cronaca pag.16 da "l'Arena" del 10 febbraio 2004
Le foto sono state
aggiunte dal nostro Liceo al ritorno di Simone dall'Irak
Tre veronesi volontari della Croce Rossa italiana tra 48 ore saranno
nell’inferno di Baghdad, a dare supporto in quella che viene definita
Medical city hospital mission. A partire sono Paolo Nicoli, commissario
della Cri veronese; Riccardo Zorzi, impiegato e Simone Merzi
(nella foto), collaboratore scolastico al Liceo Montanari. Resteranno
in Iraq cinquanta giorni e lavoreranno in quello che era l’ospedale di
Saddam Hussein e degli suoi accoliti. Una struttura che non era mai stata
aperta al pubblico prima della guerra e che adesso ospita la Croce Rossa.
I
volontari dovranno soccorrere soprattutto persone con arti amputati o brutte
scottature dovute ad esplosioni di mine o bombe. Sono queste le patologie
più frequenti in quella terra martoriata da una «guerra non guerra» senza
fine.
«Fino a qualche tempo fa la Croce Rossa aveva allestito a Baghdad degli
ospedali da campo sotto le tende e i volontari erano ospitati in un
albergo», spiega Nicoli, «adesso per ragioni di sicurezza i volontari
restano all’interno del Medical city. Noi abbiamo allestito un laboratorio
analisi, una radiologia, due pediatrie e una chirurgia pediatrica. Abbiamo
chirurghi, anestesisti e infermieri sul posto», continua Nicoli, «prima si
restava 25 giorni. Questo turno raddoppia la permanenza».
Il commissario Nicoli, operatore sanitario tecnico di ispezione di vigilanza
al dipartimento, affronta la missione, non con ansia, ma con un certo
timore: «Sono stato in Kosovo, in Libano. E soprattutto nel primo caso non
abbiamo avuto vita facile. Ero ai confini con la Macedonia, tutti i profughi
transitavano da Kukes. Quello che intimorisce stavolta è la totale assenza
di regole, del rispetto di regole. L’ansia ce l’hanno di più i mei genitori,
che non sono affatto contenti che io parta. Ma a Baghdad, se ve ne fosse la
necessità, avremo il supporto psicologico di persone altamente preparate».
Continua Nicoli: «Fino a oggi non sono stati compiuti attentati contro
l’ospedale. In fondo siamo lì per curare tutti e le attrezzature resteranno
di certo in quel Paese, ma ci sono scontri tra etnie, sommosse continue, non
c’è niente di scontato o di prevedibile. Il ministero degli Esteri italiano
ha siglato un accordo con quello di Baghdad. Per quanto riguarda
l’assistenza sanitaria è stata affidata alla Croce Rossa. Il personale
dipendente da enti o da aziende private in caso di missione viene
precettato. La ditta paga gli stipendi regolarmente, ma viene poi
indennizzata dal ministero degli Esteri. Una sorta di partita di giro
affinché non ci siano perdite per datori di lavoro e aziende che già
«perdono» il dipendente che fa anche volontariato».
La Croce Rossa italiana ha anche un altro ospedale a Nassiryia, che venne
realizzato nell’immediatezza del conflitto, nell’ambito dell’operazione che
venne denominata Vecchia Babilonia e che proprio in questi giorni ha
ricevuto attestati di benemerenza da parte del principe Carlo, che ha voluto
visitare le truppe britanniche di stanza in Iraq. (a.v.)
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