Oltre 500 studenti per
Pirandello. È accaduto ieri mattina alla Gran Guardia in occasione della
«Giornata Pirandelliana» alla quale sono intervenute classi non solo dei
licei e degli istituti superiori di città e provincia, ma anche di
Padova e Vicenza. L’iniziativa è dell’Ufficio scolastico regionale per
il Veneto (Miur), dell’assessorato all’Istruzione del Comune e del
Gruppo pirandelliano del Veneto che ha sede al liceo «Carlo Montanari».
Oggetto delle relazioni: il romanzo I vecchi e i giovani.
«I
vecchi e i giovani: storie, romanzo, film» è infatti l’argomento di
studio e ricerca che il Centro nazionale di studi pirandelliani di
Agrigento ha proposto per il 2006, in vista della quarantatreesima
edizione del convegno internazionale che, come di consueto, si svolgerà
ad Agrigento nel mese di dicembre. E Verona già si prepara a
partecipare. Proprio la giornata di ieri aveva infatti lo scopo di
proporre un’analisi del romanzo «I vecchie i giovani» capace di offrire
spunti di ricerca per i gruppi di studio che intendano poi elaborare una
tesi, una pièce teatrale o un cortometraggio per la partecipazione ai
concorsi e in funzione del convegno.
«Contemporaneamente oggi vengono presentati gli Atti del convegno che
abbiamo fatto l’anno scorso, dedicato all’analisi di Il fu Mattia
Pascal», ha spiegato il coordinatore del progetto per l’Ufficio
scolastico regionale Stefano Quaglia. «Si tratta di un lavoro di stretta
collaborazione tra Miur, Comune di Verona e Centro nazionale di studi
pirandelliani, tre istituzioni di natura profondamente diversa che però
hanno saputo stabilire una sinergia per promuovere un momento di
riflessione, studio e ricerca utile a studenti e docenti della scuola
superiore. La scelta di Pirandello risulta vincente perché si tratta di
un autore perennemente giovane, che dunque molto piace ai giovani: è
interprete di quell’esigenza tipica degli adolescenti a ricondurre ad
un’unità chiara la molteplicità delle suggestioni offerte
dall’esperienza di vita, e della difficoltà o impossibilità che questa
sintesi si realizzi in modo univoco, senza vistose contraddizioni».
Insomma Pirandello come palestra della difficoltà di conoscere il reale
e come emblema delle sue infinite sfaccettature, ma anche come modello
di coerenza interiore e ancora come classico che dimostra quanto un
romanzo possa contenere e perfino spiegare la complessità del presente:
partendo proprio dalla constatazione della frammentarietà del reale, che
oggi non è più solo dolorosa condizione esistenziale dell’io ma acquista
le dimensioni di fenomeno sociale specifico del mondo contemporaneo. A
spiegare tutto questo, ieri alla Gran Guardia sono intervenuti Giorgio
Pullini, dell’Università di Padova, che ha inquadrato I vecchie i
giovani nella crisi politico-sociale di fine secolo, Regina Dal
Monte, sempre dell’Università di Padova, che ha illustrato il doppio
registro presente nel romanzo, Stefano Milioto del Centro internazionale
di studi pirandelliani di Agrigento che ha fornito materiale e spunti
per le ricerche dei vari gruppi e Paola Daniela Giovanelli,
dell’Università di Bologna. E a creare una più forte suggestione
attraverso la lettura di alcuni brani del romanzo, sono intervenuti gli
attori Andrea De Manincor e Sabrina Modenini.
Alessandra Galetto