L’intera città ai piedi dei maratoneti
Duemila gli atleti partiti alle 8.30
per partecipare alla sesta edizione della marcia
dal giornale "L'Arena" pag. 7 del
30/10/2006
La piazza è loro. È dei disabili e delle biciclette speciali su cui
corrono la Maratona. Più di 2000 persone riempiono la Bra ma
l’attenzione è per questi «professionisti
della vita» partiti mezz’ora
dopo gli amatori e trenta minuti prima degli agonisti. Stanno in
mezzo, come uno spartiacque, a ricordare che la differenza tra prima
quando correvano con le loro gambe e dopo, che invece lo fanno da
seduti, è questione di poco. Di un incidente. Di una distrazione. Di
una malattia. «Basta un attimo», ammonisce con dolcezza la campionessa
mondiale di handbike Graziella Calimero, «per ritrovarsi immobilizzato
su una sedia a rotelle, con le gambe che non rispondono più, morte. Ma
la vita non finisce lì e noi siamo qui per testimoniarlo».
Spingono con le mani sui pedali e fanno girare le ruote veloci come i
«normali» della corsa. Giovani donne, giovani uomini, tutti con storie
personali difficili ma accettate con coraggio e tanta forza di
volontà. «Ci sono in giro disabilità morali peggiori della nostra»,
continua Graziella, «c’è tanta pochezza e tanta mancanza di valori.
Noi saremo anche handicappati ma accanto a noi c’è gente altrettanto
degna di portare questo nome, con una piccola differenza, stavolta a
nostro vantaggio: noi siamo limitati fisicamente, molti lo sono nel
cuore».
Arriva il sindaco, Paolo Zanotto, per dare il via alla Maratona. Con
lui, la moglie Diana. Si inginocchiano per salutare Graziella, pronta
sulla linea di partenza per le sue due ore di corsa. «Voglio vincere»,
dice, «mi chiamano Schumi, non posso deludere i miei fan...». Zanotto
la abbraccia, la sua signora si commuove: «Questa è gente
meravigliosa, c’è tanto da imparare». Il sindaco spara, i «professionsiti
della vita» spingono sulle loro handbike, le ruote girano forte come i
piedi di quelli che la maratona la fanno con le gambe. «Fossero tutte
lì le differenze», sorride la Calimero già in testa al gruppo dei 50
partecipanti alla sezione disabili, «tra chi vive in piedi e chi
seduto, il mondo sarebbe una meraviglia, invece i problemi veri sono
altri. E per quelli che come me hanno avuto la sfortuna di essere
investiti da un’auto e di perdere l’uso delle gambe, dico solo una
cosa: sono qui oggi per testimoniare che è inutile piangersi addosso,
che la vita va avanti e va avanti bella come prima solo se si ha
voglia di accettarla. Cambia semplicemente una cosa: il punto di
vista... prima guardavo il mondo da 1 metro e 65, adesso lo faccio
sempre da mezza altezza, da seduta».
I maratoneti di Verona sono in piedi dal mattino presto per
partecipare alla corsa più «vecchia» del mondo, quella che l’ateniese
Fidippide, 2.496 anni fa, «inaugurò» per portare l’annuncio della
vittoria sui nemici Persiani. In suo onore, la «specialità» fu
inserita nella prima Olimpiade di Atene, nel 1896: 42,195 chilometri,
la distanza dal luogo della battaglia (il ponte di Maratona) ad Atene,
che il famoso greco coprì di corsa tutto d’un fiato. In piazza Bra di
emuli di Fidippide ce ne sono di tutti i gusti: quelli seri, agonisti
di professione, arrivati da diverse parti d’Italia - come il vincitore
Massimo Leonardi di Moena che si è aggiudicato il titolo con il tempo
di 2 ore 14’ e 43’’ (altri servizi nello sport a pagina 39) - e
dall’estero per vincere l’ambita gara; quelli semi-seri che, non
riuscendo ad affrontare gli oltre 42 chilometri di percorso, optano
per il tracciato ridotto, la cosidetta «maratonina» (21 chilometri e
97 metri); quelli amatoriali, a metà tra i gitanti della domenica e
gli pseudo-sportivi, che alle 8.30 danno vita a una scampagnata per le
strade del centro battezzata «Aspettando i maratoneti». E in ultimo i
«dimostranti» (stavolta non polemici), studenti di alcune scuole della
città che in una staffetta di 6 chilometri si passano la fiaccola per
dire che «ci si può divertire anche con lo sport, in maniera sana,
sudando per la fatica e non per aver ingoiato schifezze», spiegano
Sofia e Anna dell’istituto Montanari.
«Chi in un gruppo chi nell’altro, gli iscritti alla fine sono 2000»,
spiega l’organizzatore della sesta Maratona di Verona, Natale
Callipari, «un successo per la città e per chi, amante dello sport,
crede in manifestazioni come questa, pensate sia per gli agonisti che
per le famiglie». Le famiglie, appunto. Ce ne sono tante in Bra,
addirittura con baby-maratoneti dentro ai passeggini. Entusiasmo alle
stelle, per i bambini è una festa, un grande gioco con tanto di
premio: pettorali appiccicati sulla schiena, look decisamente a tema,
lottano con i genitori per togliere la felpa e correre in pantaloncini
e canottiera «come i grandi, che sennò sudo tanto», spiega il piccolo
Giorgio, 7 anni, arrivato dal Bovolone. Insiste: «senza il maglione
corro di più, vinco la medaglia e domani la porto alla maestra».
Impresa fallita per la mamma che, alla fine, la maglia a Giorgio non
riesce a infilarla e lui ride di felicità. Poco più in là c’è l’intero
clan Fontana Granotto formato da quattro bambini e genitori:
Alessandro, Marco, Pietro, Giovanni con Margherita e Carlo Stefano. In
coro: «Certo che ce la facciamo a fare la maratona, siamo qui per
questo. I più allenati siamo noi piccoli, mamma e papà meno...». Foto
di gruppo per i marciatori arrivati da Bergamo in pullman, sono 54:
«Veniamo sempre alla Montefortiana dove un po’ si corre e un po’ ci si
diverte... il problema sono i punti ristoro, sono troppi e si finisce
per bere e mangiare senza terminare la gara... oggi, invece, siamo qui
per fare la gara seriamente!!!». Da Sommacampagna sono arrivati Andrea
e Giovanni, 6 e 4 anni, insieme a Rosetta, Franco, Francesca e
Antonino: «Ogni domenica ci dedichiamo allo sport», raccontano, «oggi
siamo venuti qui per la 6 chilometri, torniamo a casa pure con il
pranzo, che si vuole di più?». Il riferimento va al pacco che viene
consegnato ad ogni partecipante contenente lasagne, tortellini e due
brioches. Nel vallo dell’Arena, invece, un lungo banco con tè fumante,
biscotti e frutta è preso d’assalto da chi, iscritto o no, cerca
qualcosa da bere per riscaldare l’aria fresca del mattino.
La piazza per tutta la mattina è un via vai continuo di persone. C’è
chi arriva dalla corsa amatoriale, chi si prepara per la marcia dei
professionisti, chi organizza il gruppo per la maratonina, chi dà le
ultime istruzioni ai figli (tipo signora Claudia alla piccola Emma:
«Se ti perdi chiedi aiuto ai signori con la giacca gialla, sono i
vigili, fatti portare all’arrivo»). In mezzo a tanta gente «abile», ma
con un punto di vista «diverso», i «professionisti della vita», i
disabili che corrono con le mani. E a mani piene la gente ha
applaudito soprattutto loro. Camilla Ferro
Il Montanari e le Seghetti a braccetto.
Una manifestazione dentro la manifestazione. Nel
nutrito programma della sesta edizione della Maratona di Verona hanno
trovato un posto di riguardo gli studenti delle scuole superiori della
città. In collaborazione con l'Ufficio scolastico provinciale, il comitato
organizzatore ha infatti previsto uno spazio speciale per i ragazzi del
liceo sportivo "Seghetti" e di quello socio-psico-pedagogico "Montanari":
affiancati dagli studenti della facoltà di scienze motorie, i giovani hanno
affrontato i 6 chilometri del percorso cittadino a staffetta con tanto di
passaggio di fiaccola. "Abbiamo aderito per testimoniare", hanno spiegato a
fine corsa due allieve del Montanari, Sofia e Anna, "che siamo capaci di
divertirci anche con poco, indossando la tuta e le scarpe da ginnastica. E'
un invito che rivolgiamo ai nostri coetanei che si sono persi per altre
strade: stare insieme in maniera sana è possibile, lo sport è un toccasana". |