Percorsi - Scopri la VERONA delle epigrafi

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Percorsi

A destra dell’Adige
Piazza Erbe e adiacenze
Sul nastro metallico tra le mani di Madonna Verona, nella fontana della piazza, si trova il Cartiglio in rame elegantemente esposto tra le mani della "Madonna Verona".
L'incisione, risalente al 380, che è tuttora possibile leggere, riporta l'antico motto della Verona comunale "Est iusti latrix urbs haec et laudis amatrix, che significa ”E’ città dispensatrice di giustizia e amante di lode".
Il motto, che venne usato anche in uno degli antichi sigilli della città, è stato aggiunto alla statua verso la fine dell’XI° secolo.
Sulle corone delle quattro teste, nel piedistallo della fontana, si trovano caratteri gotici, oggi in parte corrosi, per cui la lettura riesce abbastanza difficile.
VERUS ANTONIUS PIUS IMPERATOR
Vero Antonino Pio imperatore
REX ALBOINUS LONGOBARDORUM
Alboino re dei Longobardi
VERONA
Verona
BERENGARIO IMPERATOR MARMOREA VERONA
Berengario imperatore di Verona marmorea
Il Leone Marciano di San Marco fu collocato dai veronesi di fronte a Palazzo Maffei, in fondo a Piazza delle Erbe, sulla colonna marmorea, con il vangelo aperto con la scritta «Pax» e la coda bassa.
La statua del Leone Marciano, che rappresenta simbolicamente sotto forma di leone alato, l'evangelista San Marco, realizzata nel 1524, ricorda la vittoria di Venezia e il dominio sulla città. E’ opera pregevole dello scultore veronese Cesare Poli.
Per antichissima usanza - forse d'origine romana - sui luoghi di mercato, si solevano elevare colonne e capitelli così, anche Venezia, volle nelle piazze delle città e paesi a lei sottomessi, la fiera insegna del Leone di San Marco.
Questa colonna fu voluta dalla città nel 1523, sul capitello sono gli stemmi del doge Gritti, del podestà Marcello, del capitano Tron e della città di Verona.
Nel 1797 il leone venne abbattuto dai giacobini veronesi, nell’euforia rivoluzionaria dei tempi nuovi; l'attuale venne rimesso il 25 aprile, festa di San Marco, del 1886.
Piazza Erbe è anche questo.

Leone San Marco
Il Leone di San Marco ristabilito
Ecco come il ristabilimento del Leone di San Marco, in Piazza Erbe, venne ricordato dai giornalisti del tempo su «L’Illustrazione popolare» del 30 maggio 1886:
“Una fotografia dell’intera Piazza delle Erbe nel momento della inaugurazione. Da ogni finestra, da ogni terrazzo, da ogni balcone, pendevano arazzi bianchi, rossi, verdi, gialli, azzurri e palloncini variopinti e dietro agli arazzi s’affollavano elegantissime signore. E non solo· si vedevano persone sui poggiuoli, sui terrazzi e alle finestre, ma persino sui granai, sui tetti."
"A mezzodì, – scrive l’Arena – in lontananza echeggiano le trombe. È la banda cittadina che si avanza, preceduta dai pompieri e seguita dalla rappresentanza municipale e da molte società. I pompieri passano, la rappresentanza municipale passa, poi succede un parapiglia indescrivibile. Guardie, carabinieri e vigili, vengono respinti dalla folla, e un’onda di popolo irrompe nella piazza mandando urla di trionfo.
Sono le dodici e un quarto. Da una finestra si tira il cordone che dovrà far cadere la coperta del Leone. È un momento solenne. Tutti gli occhi guardano la cima della colonna: un silenzio assoluto regna su quel mare di teste che si perde in lontananza. La coperta si agita, poi cade, e mostra il glorioso Leone di San Marco, bianco come se fosse di neve, colla zampa fieramente posata sul Vangelo. Un uragano d’applausi scoppia attorno alla colonna e si propaga fino in fondo alla piazza e giù giù nelle vie adiacenti. VIVA IL LEONE DI SAN MARCO! VIVA! ...
Tutti i vicini stringono la mano al giovane scultore Poli, l’autore del Leone. Mille, duemila, diecimila braccia s’agitano burrascosamente e sui poggiuoli, sui terrazzi, sulle finestre, e persino sulla torre s’agitano bianchi fazzoletti. Un fragoroso squillo di trombe copre tutte quelle grida e quelle esclamazioni. Le due bande militari del 67° e 68° intuonano la marcia del maestro Ascolese che viene salutata da un vivo applauso. Fra gli squilli di trombe s’ode di quando in quando il tam-tam vigorosamente percosso."

Tra le due finestre del secondo piano guardando palazzo Maffei da Piazza Erbe
MAIORA AUSURI SI MAIOR CENSUS
Pronti ad osare cose più grandi se maggiore il nostro censo
(iscrizione contenuta in uno scudo)

Nel cortile interno di Palazzo Maffei, al di sopra della porta dalla quale si accede al meraviglioso scalone a chiocciola, si trova la seguente iscrizione:
CONTINENTIA NON AFFLUENTIA
Un modesto benessere, non una ricchezza sfondata

Nel cortile allinterno di Palazzo Maffei, di fronte allingresso, troviamo un'altra iscrizione
PROCUL HINC ESTOTE PROFANI
Motto virgiliano col quale sembra si volesse escludere l’accesso agli intrusi
DA QUESTA TORRE ERETTA DA CANSIGNORIO DELLA SCALA SONO’ PER LA PRIMA VOLTA IN VERONA NEL 1370 UN OROLOGIO A CAMPANA
 
La Torre del Gardello, il più antico orologio a campana della città, probabilmente fu costruito sulle fondamenta di un’antica torre di guardia, all’incrocio del cardo con il decumano massimo romano, tra corso Porta Borsari ed il barocco Palazzo Maffei.
Innalzata prima dell'avvento della signoria scaligera, nel 1363 venne restaurata per da Cansignorio Della Scala e nel 1370 con i suoi 44 metri, la Torre del Gardello era l’edificio più alto di Verona, in tempi successivi superata dalla Torre dei Lamberti portata alla misura di 84 m.
La Torre del Gardello divenne "La Torre delle Ore" e poi "dell'Orologio" quando nel 1421 fu realizzato un quadrante esterno che permetteva di conoscere sempre l'ora esatta.
La campana di bronzo con lo stemma scaligero, l’immagine di San Zeno e una scarica iscrizione in caratteri gotici, è visibile nella sala Vassalli al pianoterra del Museo di Castelvecchio.
Sul fronte della casa Curioni, all’angolo della piazza col Corso porta Borsari si trova la seguente iscrizione:
EGO VICENTIUS CURIO DEI GRATIA PATRIAE DECORI MEO PROBORUNQUE COMMODO AEDES PROPII SUMPTIBUS A FUNDAMENTIS AEDIFICAVI ANNO SALUTIS M.D.L.X.
Io Vincenzo Curioni, con la grazia di Dio, ho costruito dalle fondamenta, a mie spese, questa casa, a decoro della patria e a vantaggio mio e dei buoni, l’anno 1560.

Don Albrigi scrisse che nel 1560, un certo Vincenzo Curioni, «merzar», fece costruire una casa presso la torre del Gardello, nell'angolo tra piazza delle Erbe e il Corso Porta Borsari; negli scavi per le fondamenta, fu trovata una lapide romana, che egli fece collocare nel muro della nuova fabbrica, insieme con una sua epigrafe, che ricordava appunto l'erezione di quella casa.

Monumeto ai Caduti
Monumento ai Caduti
In piazza Erbe si trova il Monumento ai Caduti in memoria dell'incursione aerea del 14 novembre 1915, sui 4 lati del suo piedistallo, porta le seguenti iscrizioni:
  1. DAL LUOGO SACRO / LA CIVILTÀ ITALICA / ARRA DI LIBERTÀ E GIUSTIZIA / TENDE LA SPADA
  2. COMPIUTO L’ECCIDIO / 14 NOVEMBRE 1915
  3. DEDICATO IL BRONZO / 14 NOVEMBRE 1920
  4. QUI NEMICO VELIVOLO / SU PLACIDA VITA D’INERMI / TRA LUCI D’ARTE E DI STORIA / PIOVVE  BARBARO FUOCO
Le quattro iscrizioni vanno lette iniziando dal lato verso Piazza Erbe e girando verso destra.
Case Mazzanti
Case Mazzanti
Situate sul lato orientale della Piazza delle Erbe, le Case Mazzanti sono tra i palazzi più antichi della città, con tracce di pittura ornamentale sulle facciate. Una caratteristica diffusa in città durante il rinascimento, infatti Verona venne definita “Urbs Picta”, città dipinta.
L’iscrizione che si trova in alto della Casa Mazzanti, senza data, è dipinta sull’intonaco della facciata in caratteri romani e si legge facilmente.
Gli stessi sentimenti di decoro civico e di comodità familiare furono, durante il rinascimento, espressi in altri edifici veronesi, nella stessa piazza Erbe, nei Palazzi Montanari e Canossa.

In alto della casa Mazzanti
Matteo Mazzanti eresse a ornamento della sua patria e per comodità di se stesso e dei suoi
MATH MAZZATHUS PATRIA ORNAMENTO SUI ET SUORUM AC BENE GUBERNATIUM COMODO FECIT
Casa dei Mercanti
Casa dei Mercanti
La Domus Mercatorum è il grande ed elegante edifico medioevale che caratterizza la Piazza delle Erbe, tuttora sede di un bellissimo mercato.
Presenta un porticato ampio ed elegante dotato di colonne e pilastri, mentre il piano nobile è fregiato da una merlatura di mattoni in cotto rosso e finestre bifore che conferiscono all’imponente palazzo un tipico aspetto medioevale.
Il testo epigrafico descrive la storia dell’edificio nel tempo anche a livello strutturale. Nelle zone limitrofe si segnalano alcune interessanti iscrizioni, per alcuni aspetti curiosi.

Lungo la scala di accesso al piano superiore della Casa dei Mercanti - Domus Mercatorum
QUESTA CASA DEI MERCANTI CHE A SEDE DEL LORO MAGISTRATO IL PODESTÀ DEL COMUNE REALDO DELLE CARCERI NEL 1210 AVEVA FABBRICATO IN LEGNO, SI COMINCIO’ A MURARE NEL 1301 DA ALBERTO I DELLA SCALA CAPITANO DEL POPOLO E SI COMPI’ NEL 1304 DAL SUO FIGLIOLO BARTOLOMEO CHE GLI SUCCEDETTE
 
LA CAMERA DI COMMERCIO ED ARTI NEL 1878 RESTAURANDOLA IN PARTE, TORNAVA ALLE PRIMITIVE FORME
 
Piazzetta Monte
Piazzetta Monte
Sopra la porta d’ingresso al Monte di Credito su pegno, sotto l’orologio
 
IL CONTE ANTONIO NOGAROLA QUESTO OROLOGIO COSTRUIVA E DONAVA 1876
 
Questo conte Nogarola è il medesimo che donò alla città l’orologio sui portoni della Brà, che funziona anche oggi, mentre questo del Monte da anni non è più attivo.
Palazzo ex Franchini
Ex Palazzo Franchini
In via S. Egidio, all’angolo del palazzo ex Franchini, ora della cassa di Risparmio, si trova la seguente iscrizione:

PECUNIA SI UTI SCIS ANCILLA EST SI NESCIS DOMINA
Il denaro, se lo sai usare è il tuo servo, altrimenti è il tuo padrone
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